Le bellezze del MuMe parte prima

Buongiorno cari amici, siete pronti ad andare al museo? Oggi andiamo al museo regionale di Messina, altrimenti conosciuto come MuMe. Come dite? Non sapevate dell'esistenza di questo meraviglioso museo, di conseguenza, non ci siete mai andati? Confesso che fino a tempo fa, non c'ero mai andato neanche io. Per non dirvi una bugia, ci sono stato quasi 30 anni fa con le scuole medie, ma lo ricordavo come un sogno, quindi poco o niente. Adesso  siete fortunati, perché io insieme alle mie nipoti, ci sono andato poco prima di Natale,  quindi ho tutto quello che ho visto, ancora nitido e chiaro nella memoria. Posso farvi benissimo da guida, in quello che dopo Capo di Monte è il più grande museo del meridione. Questa meraviglia, tutta nostrana ospita più di settecento opere che ci guidano nella storia dell'antica Messina, chiamata dai greci Zancle, la Falce, per via della sua forma topografica, che ricorda proprio una falce, fino ad arrivare alla Messina prima del terremoto del 1908, che purtroppo la cambiò radicalmente, spazzando via molti dei suoi tesori. Oggi vedremo solo due delle opere che arricchiscono l'intera collezione del museo, ma più in avanti vi prometto che dedicherò altri post a questo luogo straordinario, che funge da macchina del tempo, come tutti i musei.

Io non seguirò lo stesso ordine cronologico del museo per esporvi le opere, ma vi parlerò delle opere che più mi piacciono e che mi hanno colpito maggiormente, per la loro bellezza, quindi da me osservate e fotografate. Ora tutti comodi e godetevi il viaggio

La prima opera che vi mostrerò è una formella in ceramica invetriata eseguita da Andrea della Robbia, maestro ceramista del XV secolo.

La Madonna della frutta in terracotta invetriata e maiolicata risalente al quattordicesimo secolo e realizzata da Andrea della Robbia
La Madonna della Frutta

Quella che vediamo nell'immagine è una formella realizzata in terracotta invetriata e maiolicata, ed è stata realizzata nella bottega di Andrea Della Robbia, membro di una famiglia toscana di grandi scultori, specializzati nella lavorazione della terracotta e della successiva invetriatura. La tecnica dell'invetriatura di cui i Della Robbia erano maestri nel loro tempo, ha permesso a questa meraviglia di attraversare i secoli quasi del tutto indenne, e lasciandola tale e quale ad un'opera fatta di recente. In verità la lavorazione attuata su questo magnifico rosone, di madonna col Bambino o semplicemente conosciuta come Madonna dei Frutti, per via della sua decorazione, non ha fatto altro che il proprio dovere. Infatti l'invetriatura serve proprio a non far danneggiare le opere in terracotta dagli agenti atmosferici, che altrimenti andrebbero a scolorire i bellissimi colori vivaci utilizzate per realizzare l'opera, o addirittura danneggiare la terracotta stessa. Appena l'ho vista ne sono rimasto affascinato, impossibile, segnatevi questa espressione, perché la leggerete spesso nel nostro viaggio al MuMe, descrivere a parole la vivacità dei colori, ma anche dettagli che fanno di questa opera, viva grazie anche alla policromia dei colori. Si trovava in principio nella chiesa di S. Maria della scala, a Messina tra via XXV aprile e il viale Boccetta, e che fu spazzata via totalmente dal terremoto del 1908 e del quale anche il tondo porta i segni, delle piccole, ma visibili sbeccature proprio sui frutti, e delle lineature  sul corpo di Maria e del Bambino, ma che non fanno altro che accrescere il fascino dell'opera.

La seconda opera che vi mostrerò è? Ve lo dico dopo, prima ve la mostro, e scusate il gioco di parole, ma proprio di un mostro si tratta...😀😀😀😀

La sirena o mostro marino scilla qua rappresentata incatenata dalle catene del dio Nettuno per placarla e sottometterla alla sua forza
Scilla

Che vi avevo detto? Vi presento Scilla sirena o mostro marino, che terrificava chi decideva di passare lo stretto. Ma non abbiate paura, qua è incatenata dal dio Nettuno, quindi non può nuocere a nessuno. A dire la verità io penso che Giovanni Angelo Montorsoli, l'abbia voluta liberare da dentro il blocco di marmo in cui si trovava, tale è la cura dei dettagli, soprattutto delle teste leonine che ha sui  fianchi, che sembra viva. Montorsoli come degno allievo del grande Michelangelo ha reso realmente sofferente la creatura, resa tale  dalla potenza che il dio del mare sta esercitando su di lei per mezzo di catene che ne fanno contorcere il corpo tanto sono strette. A proposito di Montorsoli, ricordo ancora la signorina del museo che mi disse: osservi bene queste statue ( con la scilla c'è anche il possente Nettuno) da tutti i lati, e in tutti i loro particolari, e si ricordi che Angelo Montorsoli era allievo del grande Michelangelo Buonarroti, ed è questo il consiglio che vi do se andate a visitare il MuMe e i suoi tesori. Per oggi abbiamo finito, vi do appuntamento al prossimo post e vi ricordo la mia Pagina Facebook dove troverete tante altre immagini. Un saluto e alla prossima.




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