Un borgo un museo

 Buongiorno amici, e ben ritrovati sul blog.👱👱👱👱 Oggi andremo in un borgo particolare, dalla storia un po' misteriosa e di cui non si hanno almeno che io sappia notizie certe sulla sua costruzione, tranne un piccolo trafiletto sul libro Antico Artemisio scritto da Padre Giovanni Parisi, studioso e storico locale molto conosciuto e apprezzato. La storia e l'origine incerta, non ne hanno intaccato il fascino, ed entrambe mi hanno fatto venire voglia di realizzarci un progetto, "Un borgo un museo". Il progetto, che per ora vedrà la vita solo virtualmente e attraverso questo blog nasce dalla voglia di voler preservare in qualche modo i ricordi del borgo dove sono nato, e nel quale la mia famiglia ci vive sicuramente dal 1909. Ad oggi purtroppo chi visita il borgo può vederci soltanto un cumulo di macerie, e case diroccate a causa dell'usura del tempo e soprattutto dall'incuria generale, dovute all'abbandono totale delle abitazioni più antiche ancora esistenti, se pur sotto forma di ruderi. Ma andiamo con ordine, così vi spiegherò per quanto mi è possibile, grazie a racconti e a ricordi la storia di questo piccolo punto dell'universo, che ne contiene un altro al suo interno.

Secondo il libro di Padre Giovanni Parisi il quartiere che oggi chiamiamo Borgo Giovanni Verga, ma che in passato aveva il nome di Quartiere Rizzo fu in passato, per la precisione nel 1718 circa, un accampamento, acquartieramento spagnolo. A quel tempo l'esercito spagnolo era impegnato a combattere con gli Austriaci per la conquista della Sicilia.  La guerra si svolse proprio tra Milazzo e zone limitrofe, quindi   è possibile che un piccolo gruppo di soldati, si siano accampati proprio a Cattafi superiore,  dove sorge oggi il Borgo Verga. Se già fossero presenti costruzioni dove i soldati si accamparono, o furono solo inseguito costruite, non si sa.  A me personalmente, il modo in cui sono intrecciate le case, e le loro stanze, ha sempre dato l'idea che fossero  loro stesse stanze da caserma dove i soldati dormivano. Ma è solo un mio parere. A tal proposito, se qualche storico, ha più informazioni e si trova a leggere questo post, sono ben accetti i suoi commenti e approfondimenti, che può lasciare anche sulla mia 👉Pagia Facebook👈 Una cosa è certa, nel corso degli anni, il quartiere spagnolo, acquistò sempre più autonomia, tanto da sembrare un altro paese e non far parte dell'agglomerato urbano di Cattafi che si sviluppava invece più in là. Questa autonomia, era molto marcata anche negli anni 50 del secolo scorso, e rimase nella memoria di chi nel borgo ci era nato e vissuto tutta la vita. Mio padre era tra questi, infatti era solito dire spesse volte, quando andava nel centro del paese " Ragazzi, io scendo a Cattafi" come se noi abitassimo in un altro luogo. Anche se in passato sembrava proprio così, ma per passato intendo un passato recente, difatti fino alla metà e più degli anni 70, nel quartiere c'era presente anche una piccola bottega di generi alimentari, chiusa prima della mia nascita. In passato era anche funzionante l'antico frantoio con annesso palmento per la lavorazione di olive e uva. Quando ci si entrava si potevano vedere ancora perfettamente intatti le macine per le olive, i posti dove accatastare le olive prima della spremitura, e almeno cinque giare di terracotta enormi dove depositare l'olio. Il grande torchio con la pressa e la vasca per l'uva. L'intera costruzione credo risalisse ai primi del novecento o più antica, l'ho chiesto tante volte a mio padre, ma su questo non seppe mai rispondermi. A mio avviso, questa struttura, si sarebbe prestata, anzi, sarebbe stata sede naturale per realizzare un piccolo museo, dato che ne aveva tutte le caratteristiche e l'aspetto, e cosa più importante lo spazio. In passato, sul finire degli anni 80 e metà anni 90 del secolo scorso, molte mostre degli antichi mestieri che regolavano la vita lavorativa del paese e mostre fotografiche durante l'avvenimento chiamato "Festa di primavera" venivano allestite tra le mura dell'antico frantoio. Oggi tutto è ricordo, spazzato dal progresso e dal fatto che la struttura del frantoio, da possibile sede museale,  è divenuta con il permesso delle autorità competenti una civile abitazione. E in un colpo solo spazzati via ricordi e storia di un angolo importante del paese, tutto perché siamo nell'epoca in cui bisogna salvaguardare tutte strutture storiche per attirare turisti...e soprattutto in un luogo dichiarato zona storica dalle autorità stesse, 😖😖😖😖 ma questa è un'altra storia.  Quello che però a mio avviso rendeva indipendente il quartiere dal resto del paese era l'antica fontana dell'acqua, dalla quale tutto il paese e zone vicine andavo per farne delle scorte, e alla quale ci si accedeva grazie ad una scala realizzata in mattoni. Oggi purtroppo è stata abolita e nello spazio tra la scala e la fonte ci si scarica l'acqua piovana, grazie allo scarico deviato in quel posto dalle recenti ristrutturazioni del manto stradale... Anche questa è un'altra storia. Facciamo ora un passo indietro. Negli anni settanta le casette del borgo, ancora erano in grado di ospitare gli operai delle fabbriche vicino Cattafi, quindi erano tutte affittate. Chiudendo poi le fabbriche, lentamente il declino. Le case già abbandonate a inizio anni settanta dai proprietari, non essendo più né abitate, né sottoposte a ripristini , sono via via crollate e rese inagibili, almeno la maggior parte di esse. alcuni anni hanno provveduto alla ristrutturazione della strada, resa molto più trafficabile e nel quartiere si sono svolte sporadicamente delle manifestazioni per riaccendere le luci su un passato che almeno nei ricordi non è del tutto morto. Sno stati realizzati murales ancora presenti, mostre fotografiche e mercatini dell' artigianato locale. Da qui l'idea di un museo, prendendo spunto da realtà già esistenti e funzionanti, da me visitate che possa attirare turisti, e non vandali, come purtroppo già è successo in passato, che ne possano conoscere la storia, grazie ad  collezione di oggetti in terracotta, come giare, quartare per l'acqua, bummuli, contenitori per il cibo, catini, tutti risalenti alla fine dell'ottocento fino ad arrivare alla metà degli anni 50. Oggetti insomma di uso comune, ma testimoni della maestria degli artigiani siciliani, nel realizzare dei manufatti semplici ma robusti, capaci di sfidare l'usura del tempo. Ma non solo questo, un piccolo esempio di ceramiche polacche, e della Ginori. Il museo è arricchito da una collezione di litografie e quadri, frutto di numerose donazione da parte di privati. Quadri e litografie, sono realizzate  da artisti siciliani del luogo, e non. Opere di Antonio Cannata, pittore calabrese, Carmelo Sidoti, pittore di Terme Vigliatore, il cui nome compare nell'enciclopedia arte italiana per il mondo, il grande maestro Togo, al secolo Enzo Migneco pittore siciliano e nipote di Giuseppe Migneco, e tanto altro che in seguito vi farò vedere, e ve ne spiegherò la storia. Insomma, il nostro museo virtuale, vuole essere un luogo di cultura, di storia,  ma soprattutto di radici ben salde, in attesa ovviamente di un'adeguata sede fisica dove poterci incontrare e vedere con i nostri occhi queste meraviglie. Di seguito vi lascio il link su i post precedenti del blog...Il museo antiquarium di Milazzo e in più una piccola carrellata di quella che è la nostra collezione museale, come già detto frutto di donazioni gratuite e spontanee da parte di appassionati della storia come me. quindi buona permanenza e un saluto affettuoso...Alla prossima 👋👋👋👋

In ordine sparso vedremo un esempio di ceramica polacca decorata a mano e firmata dall'artista...dei piccoli bummuli per l'acqua e per il vino, una stampa intitolata il bacio della sirena dalla rivista la Scena illustrata ma in questi giorni vi mostrerò tanto altro...


Una delle case del borgo spagnolo di Cattafi
Scorcio del borgo cattafese


Ceramica Kolana dipinta a mano e firmata dall'artista
Ceramica Kolana dipinta a mano


Il bacio della sirena, stampa appartenente alla rivista la scena illustrada
Il bacio della sirena



Bummuli in terracotta, utilizzati per il trasporto di vino e acqua
Bummuli, metà anni 50



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